Fuggire è viltà ma è salvamento di vita.
È con questo motto, bieco ma inoppugnabile, che i palermitani coniugano con serenità l’esecrabile e il necessario, il valore e l’interesse. E tra le tante fughe possibili, dalle più vigliacche alle più veniali, ce n’è una antica e apparentemente romantica: la fuga d’amore. La «fuitina» per i palermitani.
La fuga d’amore non è patrimonio esclusivo dei palermitani. Il mondo è pieno di amanti appassionati che si mettono contro il mondo, a cominciare dalle rispettive famiglie, per coronare il loro sogno. Anche a costo di epiloghi tragici. Tuttavia i palermitani ne danno un’interpretazione del tutto particolare dove si intrecciano passione e calcolo, realtà e finzione, buoni sentimenti e oscuri fini.
Il fidanzamento, diciamo così, «canonico» ha un preliminare obbligato: «l’acchianata», cioè la visita che i genitori di lui compiono nella casa di lei. Non è ancora la “spiegata del matrimonio” (vero “contratto” di diritto privato) ma un suo preliminare.
In molti casi, tuttavia, l’acchianata è resa impossibile, per esempio, dal fatto che lei non ha ancora la dote, che le condizioni della sua famiglia non sono tali da potere permettere l’accordo matrimoniale (la metà delle spese del trattenimento, la stanza da letto oltre – come detto – il corredo). Oppure quando lei ha tante sorelle, tra le quali qualcuna di età maggiore. Deve aspettare il «turno» perché le risorse della propria famiglia si concentrano su chi la precede. Ed è in questi casi che scatta la «fuitina».
La «regola» dice che la donna che accetta di fuggire col futuro marito è così «peccatrice» da perdere, almeno momentaneamente, qualsiasi diritto. Ma anche qualsiasi dovere. Quindi niente corredo «di 24», niente contributo alle spese matrimoniali, niente di niente. Insomma, per la famiglia di lei, quando «mala tempora currunt», la fuitina è una vera benedizione. Tanto che non solo la «nubenda» vi è coinvolta, ma una larga schiera di parenti tra i quali spicca, per ruolo organizzativo, la madre.
Viene approntato un «nido d’amore». È la parte più difficile perché il coinvolgimento di terzi espone questi ultimi alla «recitazione dell’offesa». Ma il «nido» deve essere non lontano dalla casa di lei e comunque non fuori città. Se così fosse la sentenza dell’occhio del mondo sarebbe scontata: malafemmina. Proprio per questo i due fidanzati devono fuggire insieme. Non esiste che lui aspetti lei da qualche parte. Anzi, è lui ad andare a prendere lei spalleggiato dai suoi più cari amici.
Il giorno prescelto, di solito col favore della notte, i bagagli (l’essenziale, naturalmente) sono già pronti, la mamma ha già dato la supervisione, tutti dormono o fanno finta di dormire. La ragazza fugge. La «scoperta» avviene al mattino. In casa di lei si inscena dramma e disperazione, la madre si affaccia generalmente al balcone e lancia pubblici improperi contro di lui (ma anche contro di lei).
Il padre fa sapere di essere pronto a dissotterrare l’ascia di guerra (calibro 7,65) per rimettere le cose a posto. Scendono in campo gli intermediari, compresi – di solito – i parenti di lui, che si offrono per la ricerca. Si lascia passare qualche giorno, la ragazza viene trovata dove tutti sanno che ha trovato rifugio. Suo padre viene blandito con offerte di pace che si affretta ad accettare. In breve si arriva alla cerimonia della «paciata» che è una sorta di «acchianata di serie B» perché sono saltati tutti gli obblighi patrimoniali.
L’obiettivo è quello di aggiustare la faccenda. I due si devono sposare con tutti i crismi (chiesa, abito bianco) ma il trattenimento sarà in tono minore e gli invitati gli «stretti stretti». La vergogna aleggia ancora sulla vicenda. Ma bisogna far presto perché, di solito, quando tutto si conclude lei è già incinta.
Se sarà maschio lo chiameranno Settimo. Perché? Perché è nato di sette mesi…
Giornalista del mitico giornale L’Ora, e del Giornale di Sicilia, contributor nella sua lunga esperienza per le prestigiose testate Life e New York Times. Scrittore, artista e blogger. Abitante di Facebook con “MeteoBilli” e altri seguitissimi gruppi. Conoscitore delle Cose di Sicilia.